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150 anni di immigrazione

17 marzo 2011

Dopo tanta attesa, finalmente è arrivato il 17 marzo. La data della discordia. I 150 anni dell’Unità d’Italia.

I leghisti sono usciti al suono dell’inno di Mameli. Berlusconi è stato fischiato. E il papa ha detto che il cattolicesimo è alla base dell’Unità (immagino non sia il giornale).

Tutto come da copione, insomma. Il 17 marzo come il 25 aprile. Anniversari che dovrebbero ricordare le (poche) pagine gloriose della nostra storia, e che invece di essere celebrati con gioia, diventano oggetto di discussione. Oggetto di divisione.

Sono cose sulle quali non ci dovrebbero essere dei distinguo, delle eccezioni. Eppure ce ne sono. A cominciare dal mio.

Festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia è una cosa seria, e sto ancora cercando di capire fino a che punto davvero la sento sulla mia pelle. Pelle di chi ancora sente l’unificazione come una forma di sopruso. Chiariamoci. Non sono una nostalgica dei Borbone o del Regno delle due Sicilie. Ma se mi fermo un attimo, vedo la mia terra sfruttata, dilaniata, violentata. Violentata anche dai suoi stessi abitanti, ci mancherebbe, complici, in maniera consapevole o meno, del degrado e dell’abbandono in cui vessa.

Ma la storia dell’immigrazione, di chi è stato costretto a lasciare la propria vita per cercarne una migliore al nord, è una ferita che fa fatica a cicatrizzarsi.

Ormai, la parola Terrone non dà più fastidio a nessuno, è entrata nel vocabolario comune, da nord a sud. Non è più un’offesa. Però dietro l’uso bonario che se ne fa oggi ci sono sofferenze, umiliazioni, violenze. Ci sono centinaia di migliaia di storie. Storie di uomini e donne che si sono visti porte sbattute in faccia solo perché venivano dal sud.

E quando a discriminarti è un tuo connazionale suona tutto molto più incomprensibile. Parliamo la stessa lingua, abbiamo lo stesso passaporto, tifiamo per la stessa nazionale di calcio, guardiamo la stessa televisione, studiamo sugli stessi libri di storia. Allora perché non siamo uguali?

Per questo nel giorno 150° anniversario dell’Unità, il mio pensiero va anche a tutte le persone che, con una valigia di cartone, sono saliti su un treno, destinazione Milano, Torino, Venezia, Verona, Alessandria, Brescia, Bergamo…

Che poi, ironia della sorte, sono diventate la base elettorale della Lega. Fosse solo per questo, Bossi & co. ci dovrebbero ringraziare.

Buon compleanno Italia.